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Le due facce della moneta (di Francesco Mancino)

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monetaPensate ad una moneta in bilico sulla faccia laterale, soggetta a continui movimenti, all’azione continua di forze esterne che tendono a spingerla ora verso testa, ora verso croce sempre sotto l’occhio vigile e attento del suo osservatore intento a captarne ogni minima oscillazione.
Immaginate ora che la moneta siate voi, le forze esterne i giocatori, l’arbitro e quant’altro, e che lo scrupoloso osservatore sia il pubblico intento a captare in voi ogni minima titubanza e a valutare costantemente il vostro operato.
Se avete ben presente tale situazione siete a buon punto per comprendere a fondo le contraddizioni che caratterizzano il ruolo del portiere.

Essere portieri, infatti, non significa solo vestire una maglia diversa dalle altre, indossare un paio di guanti ed effettuare miracoli sotto l’incrocio dei pali. Significa anche sobbarcarsi la responsabilità di un'intera squadra, infondere fiducia nei propri compagni, incitarli e anche sostenerli nei momenti difficili dell’incontro.
A tutto questo carico va ad aggiungersi la consapevolezza che il minimo errore può decretare la sconfitta della tua squadra e le dure critiche che seguono.
Il portiere vive il suo ruolo così, sul filo del rasoio, al confine tra inferno e paradiso.

Così, dopo aver fatto riscaldamento, poco prima di entrare in campo ti chiedi se sarai all’altezza della situazione, se le tue scelte saranno corrette e soprattutto se troverai la forza per fare tutto ciò.
A questo punto, una parte di te vorrebbe togliersi i guanti e lasciar perdere tutto per non rischiare, uscire dall’occhio del ciclone per trovare la tranquillità; ma contemporaneamente, un'altra parte di te viene fuori,un qualcosa che fuoriesce direttamente dal tuo carattere e che ti spinge a dimostrare ancora una volta il tuo valore in mezzo ai pali (e soprattutto fuori) nonostante tutto sembri venirti contro: gli avversari,il pubblico e a volte anche il campo.

Perchè è proprio qui che si materializza la bellezza di questo ruolo, una bellezza che trova conferma in una contraddizione, scaturita dalla scelta di indossare il Numero 1, e di voler andare incontro ai rischi che tale scelta comporta, controbilanciati unicamente dalla gioia incommensurabile dell’intervento decisivo, quello che ti salva la partita e rimane impresso a lungo negli occhi dei presenti e soprattutto dei tuoi avversari.

Un saluto caloroso a tutta la redazione.

Francesco Mancino

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