
Intervista a Gianni Santorelli
D- Signor Santorelli ci racconti le tappe della sua attività?
R- Ho iniziato con il calcio all’età di 13 anni, tesserandomi con una prestigiosa società: il Bettini Quadraro, lì ho disputato i campionati Allievi e Juniores regionali cogliendo anche un prestigioso risultato, una finale nazionale.
Dal Bettini Quadraro sono stato ceduto, su indicazione dell’allora osservatore Luciano Moggi, alla Juventus F.C. dove ho trascorso 5 anni favolosi partecipando a tutti i campionati dagli allievi alla De Martino con una presenza in prima squadra.
Terminato il mio percorso di addestramento nel settore giovanile, come di prassi, dalla Juventus sono stato appoggiato, per fare la giusta esperienza, in una Società semiprofessionistica, la Vis Velletri.
Finito il mio periodo di apprendistato fui richiamato dai dirigenti della Vecchia Signora per rientrare alla base e continuare a raccogliere esperienze in categorie più importanti (il Montevarchi in serie C).
In pieno accordo con i miei genitori, scelsi di accettare la proposta fattami da un Presidente: riscattare la mia lista per “un posto sicuro in banca “.
Ho continuato cosi’ a giocare nei campionati dilettanti di livello convocato, molto spesso, nelle rappresentative nazionali di categoria (oltre alla convocazione in Nazionale Juniores con la Juventus), fino ad approdare nella Lupa Frascati dove, dopo aver giocato fino all’età di 30 anni, ho concluso la carriera di calciatore a causa di un infortunio, ed ho iniziato quella di allenatore nella categoria Juniores Regionale, la categoria del Settore Giovanile che ho sempre ritenuto più interessante ed adatta alle mie caratteristiche.
In questa categoria sono diventato uno specialista nel vincere campionati (Lupa Frascati, Albalonga, etc.), ed è stata proprio questa esperienza, maturata nel settore giovanile "alto", che mi ha favorito nel naturale passaggio alla conduzione di prime squadre.
Negli anni ’80, contemporaneamente alla normale attività sportiva, ho praticato il mio “hobby” preferito: allenare la squadra del bar “NIKO 73”; composta da amici di infanzia, non grandi calciatori che partecipava a tornei amatoriali, cosa che ricordo con immenso piacere, non certo per le performance sportive, ma soprattutto per tutto ciò che ruotava intorno alle gare (situazioni esilaranti), o per ogni avvenimento: un gol mancato, un intervento maldestro, un’esternazione dalla tribuna, diventavano nel dopopartita come le scene tratte dal film “Amici miei“.
Tra quegli amici fraterni c’era anche Roberto; con lui ha passato tanto del mio tempo a parlare di calcio e non solo.
In un contesto di simili vedute ed obiettivi, Roberto, appena approdato all’Almas in qualità di direttore sportivo, non ha esitato a propormi di seguirlo per occuparmi di tutti i portieri della società.
Passato al Bettini, mi affidò la squadra degli Juniores Regionali e successivamente nella stagione '92-'93 mi propose alla Lazio: mi ritrovai così, in organigramma come preparatore dei portieri del settore giovanile, quasi senza neanche saperlo, alle dipendenze di un trio Dossena - Ottaviani - Sabatini nella Società che più amo.
Provo ancora i brividi quando ripenso alla prima volta che indossai a pieno titolo la gloriosa maglia biancoceleste per dirigere la prima seduta di allenamento e ricordo ancora la soddisfazione quando sono stato chiamato dai tre al campo F. Gianni per partecipare alle loro riunioni; quelle dove si decidevano le strategie della gestione del settore giovanile ...
Mi chiedo ancora oggi perché tra tanti e bravi tecnici loro invitassero proprio me.
Dicevo Lazio, Settore Giovanile, Beppe Dossena: un altro piacevole segno del destino, Beppe il campione del mondo del 1982; persona con la quale mi ritroverò successivamente, complice ancora una volta Roberto, a vivere ... splendide avventure in Ghana ed in Arabia Saudita.
Ho lavorato a stretto contatto con il coach Beppe, con Lui ho conosciuto un nuovo mondo, quello sportivo (qualificazioni per Campionato del Mondo, Coppa d’Africa, qualificazioni Olimpiadi), quello del calcio che conta ed anche quello, non meno importante, delle persone, della loro cultura, usi e costumi.
Anni indimenticabili, splendidi che hanno lasciato tracce indelebili impresse nella mia memoria, ritmi, armonia, l'odore dell'Africa nel rettangolo di gioco e nel quotidiano di cui ancora oggi mantengo il ricordo.
Poi ancora estero, Al Itthiad in Arabia, anche qui grandi soddisfazioni personali e professionali (scudetto, coppa del Re, coppa Interaraba), la conoscenza di un grande: Oscar, si proprio quel campione brasiliano , quel talento che giocava con Falcao e Zico; un grande allenatore ora, lo ricordo ancora come un gran signore.
Ora eccomi qui, nella mia casa, l’Appio Claudio con i miei piccoli calciatori del '90: non sono ancora come quelli che ho incontrato nei vari stadi ma moralmente valgono quanto …quei campioni .
D- Nella sua carriera sportiva avrà avuto sicuramente modo di conoscere qualche grande campione, tra questi ce n'è qualcuno che ricorda in modo particolare?
R- Ho avuto la fortuna di giocare per 5 anni con campioni chiamati Bettega e Causio, mi sono misurato per anni con il meglio del calcio degli anni '60 (Rivera, Corso, Combin, Chiarugi, ecc.).
Ho avuto il brivido sportivo di trovarmi sul campo accanto ai fenomeni dell’Ajax: Crujff, Resembrjing, era la partita Ajax-Juventus e poi come già detto Nazionale del Ghana (Appiah, Kuffour, Gargo, Adjei, Kingston), ed Al Itihad (Gelsi, Sergio).
D- Quali sono gli eventi che ricorda in modo particolare?
R- Da calciatore sicuramente la convocazione in prima squadra con la Juventus; cosa da brividi.
Ma anche le vittorie al Torneo di Viareggio e Sanremo, la premiazione quale miglior portiere al Torneo di Casale.
C’erano tutte le migliori squadre primavera europee.
Da allenatore sono tanti gli eventi sportivi e non che mi hanno lasciato un segno indelebile, primo tra tutti l’incontro con Dossena: l’uomo, l’allenatore, l’amico, il fratello … persona stupenda!
Gli eventi che mi legano all’esperienza vissuta al Suo fianco: la notorietà, le conferenze stampa, i tifosi che incontravo per le strade, l’incontro con il Re dell’Arabia Saudita durante la premiazione per la vittoria dello scudetto ed infine … l’incontro in Tanzania con il bambino prodigio, figlio di genitori cattolici, ma ritenuto in Africa il Nuovo Messia; a 2 anni recitava perfettamente il Corano, con lo sguardo magnetico che lascia stupefatti, quasi impietriti.
E poi ancora Chicco il bergamasco, Oscar, Gelsi, Ciarlantini, Marchesi e tutti gli amici italiani conosciuti in Ghana ed in Arabia.
Mi sembrano, ancora oggi, …storie di un altro mondo.
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